E’ un tema molto discusso in Italia ma soprattutto in tutto il mondo: le dark kitchen. Le cosiddette “cucine scure” sono l’evoluzione nel mondo del food delivery.
Le dark kitchen sono infatti cucine centralizzate ovvero ristoranti in cui i clienti non possono entrare ma dove vengono prodotti i piatti che poi vengono consegnati a domicilio nelle varie case o uffici.
A partire dal 2017 le dark kitchen anche in Italia hanno iniziato la loro diffusione partendo da Milano. Il mondo culinario e della ristorazione si sta organizzando per rispondere alle esigenze dei clienti in questa società veloce. In molti casi ristoranti veri e propri mandano un loro chef in una dark kitchen per lavorare solo sul delivery per ottimizzare le richieste dei clienti. Invece che camerieri e clienti seduti ai tavoli si ha quindi solo chef e riders.
Per ovvie ragioni il momento dell’aggregazione sociale nel ristorante viene meno, per condensarsi su ciò che viene prodotto e ordinato, come una vera e propria fabbrica. I clienti possono però gustarsi i piatti del ristorante comodamente “spaparanzati” sul divano, con i loro film preferiti, oppure durante la pausa pranzo in ufficio.
Questo nuovo strumento nel settore della ristorazione può essere anche una nuova opportunista per i ristoratori. Per esempio se un piatto di un locale di Milano è particolarmente amato in Piemonte, lo stesso ristorante può aprire una dark kitchen proponendo il suo prodotto ma avendo molti meno costi logistici come lo stipendio dei camerieri o la sala con i tavoli.
La verità è che il food delivery sta cambiando le abitudini dei clienti, alcuni ricercatori stimano che il cibo a domicilio mondiale crescerà fino a valere una cifra come 365 miliardi di dollari nel 2030, con una crescita del 20% ogni anno.
Certo, questo aspetto può avere anche un aspetto negativo ovvero la pericolosità per i ristoranti tradizionali, come in tutte le situazioni ci sono le due facce della stessa medaglia, tu come la pensi? Dicci la tua.